Sito di Zappetta Gialla sull'Oro.

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Monte Landra [Lazio]

 

 

pubblicazione di Miniere d'Oro(2003) web.tiscali.it/minieredoro(2004) www.minieredoro(2006 / 2023)

 

 

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Lazio, segnalazioni di oro in questa regione, zona  Monte Landra/lago di Bolsena

 

Pagina che consiste nel risultato di un dialogo che ho avuto col sig. E. Bellocchi, il quale mi ha inviato, espressamente per il Sito, la sua presente approfondita (e colta) analisi sulla mineralogia locale (territorio di Monte Landra e dintorni): per l'occasione riporto esattamente il testo dell'e-mail ricevuta.

 

<< Ho visto che hai inserito sul sito la notizia che ti avevo dato.

A quella mineralizzazione si era interessata la Società Mercurifera Monte Amiata negli anni del dopoguerra, in un contesto di ricerche sul territorio, volte allo studio di possibili giacimenti da sfruttare, tra cui il manganese nella zona di Bagnoregio ed il caolino nella piana di Latera.

Della presenza di quell'oro solo alcuni ne erano a conoscenza, e la gente comune era convinta si trattasse di pirite gialla.

Mi ricordo bene come era l'affioramento negli anni 60, quando ero bambino: era su un ramo di una strada antica che guadava un fosso. Poi venne il progresso ed il guado venne sostituito da un piccolo ponte, tuttora presente. Quella fu la fine: seguendo l'andazzo dei tempi, il posto, facilmente raggiungibile dalla strada principale, divenne una discarica abusiva, anche se il concetto di abusivo in quei tempi era molto relativo, e sopra il banco roccioso vennero deposti rifiuti di ogni genere che ovviamente alzarono il livello del suolo.

In seguito fu vietato gettare rifiuti, ma intanto sul suolo era cresciuta una fitta selva di rovi e, sotto di essa, rimase la roccia aurifera.

Quando c'era il guado, io andavo su quella colata lavica con la piccozzetta e staccavo pezzi di quella roccia tefritica violacea con cristallini bianchi sferici di zeolite e neri lucenti; alcuni di quei pezzi, mi ricordo come fosse ieri, avevano delle scagliette lunghe qualche mm. regolari, di lucentezza metallica e giallo schietto, pulito, molto nitido, come se ci fossero aghetti gialli spezzati e distribuiti uniformemente nella roccia quando era ancora fusa.

Io portavo a casa questi campioni, facevo le elementari e portavo a casa tutte le rocce che avevano qualche particolarità: mercurio, ferro, cocci etruschi, romani, residuati bellici, tutto ciò che catturava la mia attenzione durante i giri nel territorio paesano.

A fine vacanze, i miei genitori tornavano a Verona dove si erano trasferiti all'epoca, ed un giorno mia madre buttò via tutto perché, a suo dire, i sassi impolveravano l'appartamento.

Quei campioni di roccia aurifera finirono in qualche cassonetto dei rifiuti di un quartiere di Verona, insieme ad altri minerali, fossili e pezzi archeologici.

L'impressione che ne ho adesso è che quell'oro non sia affiorato dopo l'evento vulcanico (nota: nel sito c'è anche una pagina sui vulcani), per deposizione di fluidi endogeni nella fase di termalismo, ma che sia venuto in superficie trasportato dal flusso lavico stesso.

 

Senza voler smentire le accorte analisi di cui sopra, ma solo per esser precisi ed evitare malintesi o troppo facili entusiasmi fra cercatori, è bene far presente che la mineralizzazione di Monte Landra fu già nei tempi oggetto di studio perché nelle rocce vulcaniche s'individuarono varie lamelle di Bronzite (o Diallagio metalloide) di color giallo bronzeo, che da sempre la gente del posto credeva oro. Esiste anche letteratura al riguardo, di fine millennio, posseduta in copia dal Museo Storico dell’Oro Italiano.

 

C'è un'altra cosa poi che ti voglio dire, non so se abbia a che fare con l'oro, ma non è escluso. Conosco bene un altro posto nel comprensorio orvietano, dove ci sono interessanti mineralizzazioni. Qui l'ambiente è geologicamente differente: siamo in una zona al margine dell'apparato vulcanico volsino, anzi, direi di poco esterna ad esso. Siamo nella zona delle serie liguridi, marne in rilievi bassi calanchivi, molto aspri, in presenza di calcari metamorfosati per il contatto con masse magmatiche, esalazioni gassose e sorgenti ipotermali fortemente mineralizzate. Il sito è allo sbocco di una valle percorsa da un fiume a regime torrentizio che nel tratto superiore separa a destra (sud) le ultimi propaggini dell'altopiano vulcanico volsino, e a sinistra (nord) una serie di rilievi marnosi che costituiscono un pilastro tettonico che separa i due graben che costituiscono la Val di Paglia ad ovest e la Val di Chiana a est.

Area territoriale lago di Bolsena / Monti Volsini

Il tratto di fiume in oggetto è il percorso in senso E-W del fiume Paglia, il lato orientale all'uscita della valle. In quel tratto il fiume attraversa una zona fortemente perturbata, che è stata interessata in un remoto passato da un cataclisma che deve avere sconquassato le sequenze stratigrafiche. Le rocce qua hanno vistosi affioramenti di feldspati (ortoclasio o sanidino, dunque siamo estranei all'ambiente geochimico del sistema volsino (monti Volsini), dove il silicato caratterizzante è il feldspatoide "leucite"). Ci sono degli evidenti segni di ferrettizzazione e superfici con tipiche venature da metamorfismo ricoperte di aggregati mammellonari di ematite. Sono presenti dei grandi blocchi magmatici completamente differenti da quelli volsini: io li ho assimilati a magmatismo di tipo toscano o ibrido, da lave viscose che forse non sono nemmeno affiorate in superficie.

La tesi che ho, l'idea che me ne sono fatto, anzi, la mia ipotesi, è che si possa trattare di uno sporadico affioramento riconducibile al sistema di Torre Alfina, dunque di poco anteriore al sistema volsino; praticamente una sorta di bocca eruttiva "abortita", cioè un flusso lavico stava per fuoriuscire lì, ma deve aver preso un'altra strada.

Sempre da bambino, in quel sito ho rinvenuto parecchie rocce con incrostazioni minerali, e patine microcristalline con lucentezza spiccatamente metallica.

In qualcuno di questi ricordo bene di aver riconosciuto delle zonature microcristalline gialle lucenti. A pensarci bene avrebbero benissimo potuto trattarsi di oro, ma non ne ho la stessa certezza che ho nel primo posto di cui ti ho parlato. Si tratta comunque di metalli da deposizione idrotermale.

E' presente anche un grande ammasso all'apparenza fortemente metamorfosato da contatto, con striature alabastrine e cristallizzazioni calcitiche o aragonitiche, alcune delle quali in geodi. Non ne ho la certezza che in questo caso si tratti di oro, comunque una cosa è certa: microcristallizzazioni con lucentezza metallica gialla pulita. Conosco molto bene questo sito anche se è da due anni che non ci vado. Mi è stato riferito che lo scorso inverno le piene del fiume hanno modificato molto il rilievo e, dove una volta si scendeva, oggi c'è una parete erosa quasi strapiombante e instabile: è però sempre possibile passare dalla sponda opposta, guadando il fiume (chiaramente nei mesi estivi, perché le piene invernali travolgono ogni cosa).

In ogni caso la prossima estate tornerò come usuale a casa mia e mi recherò senz'altro a Ponte San Pietro e a Scansano perché mi servono campioni di cinabro e antimonio per fare lezioni a scuola. Andrò a prenderli alle classiche Zolfiere di Scansano e a Cerreto Piano, posti questi ultimi nei quali non sono mai stato, ma conosco la strada. >>

 

                                                                                     Edoardo Bellocchi

 

 

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